L’ernia del disco è una patologia considerata dell’era moderna, questo è dato da una vita sempre più sedentaria che porta molte volte a mantenere posture scorrette e stili di vita poco salutari come una scarsa attività fisica.
Come possiamo diagnosticare il problema e successivamente risolverlo o migliorarlo? Quando si può intervenire con dei trattamenti conservativi e quando con intervenire chirurgici?
Quando si soffre di mal di schiena è consigliabile sottoporsi all’attenzione di un medico specialista come il fisiatra o l’ortopedico, il quale farà una valutazione dello stato di salute e prenderà visione di un eventuale esame strumentale come la risonanza magnetica la quale ha lo scopo di rivelare eventuali protrusioni o un’iniziale ernia del disco. Le valutazioni strumentali dovrebbero essere vincolate alla presenza di red flags, ovvero di quei segni e sintomi che possono far sospettare patologie rilevanti. La maggior parte delle linee guida ne consiglia l’esecuzione solo se il dolore non si è risolto, o non è fortemente migliorato, nell’arco di un mese dall’esordio. È bene sapere che nell’80% dei casi, le protrusioni discali portano necessariamente a dolori alla schiena ma possono far parte del normale invecchiamento del sistema.
Cause principali dell’ernia del disco?
L’ernia del disco è una patologia che deriva dalla rottura di un disco vertebrale che, lesionandosi, causa la fuoriuscita di materiale discale che va a comprimere i nervi della colonna vertebrale circostanti dove si possono generare le più comuni affezioni come la sciatica. Ricordiamo che il disco vertebrale è l’ammortizzatore localizzato tra le due vertebre che permette il corretto movimento del rachide.
L’espulsione del disco può avvenire per diversi fattori, tra cui quello a livello degenerativo, quindi con l’impoverimento del disco stesso derivato da fattori lavorativi (sedentarietà, lavori pesanti, posture scorrette mantenute nel tempo ecc.) e/o di uno scorretto stile di vita quale lo scarso esercizio fisico che può portare a un impoverimento a livello muscolare e di sostegno alla colonna e di conseguenza il disco può andare incontro a fenomeni degenerativi. Inoltre, possono incidere eventi traumatici, pregressi incidenti, traumi indiretti con sforzi fisici importanti ecc.
Anche svolgere un’attività sportiva in maniera non corretta e senza un minimo di preparazione atletica, può far insorgere problematiche a livello della colonna vertebrale anche in età giovanile.
Qual è il primo trattamento da eseguire?
Dopo un’attenta anamnesi, valutazione ed esame fisico, il clinico procede con un trattamento fisioterapeutico. Le ultime linee guida aggiornate al 2021 dalla riviste scientifica “Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy”, evidenziano in una prima fase di dolore acuto, una corretta educazione da parte del paziente sulle posizioni da assumere e da evitare, l’utilizzo di un corsetto (da utilizzare SOLO in una fase inziale) per fornire un aiuto nei movimenti quotidiani, l’utilizzo di farmaci e di tecniche di terapia manuale per andare a ridurre lo stato algico presente in questa fase. Successivamente le evidenze ci dicono che devono essere utilizzati esercizi generali, esercizi di rinforzo ed endurance, specifici esercizi di controllo motorio, esercizi in acqua, esercizi aerobici, esercizi multimodali, rieducazione posturale. Tutto questo per migliorare la mobilità, il tono e controllo neuromuscolare e le performance del nostro paziente per poter tornare ad eseguire tutti i gesti e le attività della vita. In una fase cronica è importante eseguire un lavoro multidisciplinare. In alcuni casi di dolore che si protrae da tempo, un sostegno di uno psicoterapeuta può essere di fondamentale importanza, per sostenere il paziente e aiutarlo nel percorso riabilitativo da un punto di vista psicologico ed emotivo/emozionale.
Quando è consigliato l’intervento chirurgico?
L’intervento chirurgico per l’ernia del disco viene consigliato quando i sintomi generano una problematica a livello radicolare, cioè quando vengono interessati una o più radici dei nervi che comportano deficit a livello neurologico e di conseguenza limitazioni in termini di forza muscolare con un peggioramento della sintomatologia maggiore ai 3 mesi.
Ovviamente, prima di procedere con l’intervento chirurgico è compito dello specialista applicare una terapia conservativa andando a somministrare terapia medica e fisioterapia, cercando di correggere la postura e limitare il dolore.
Se l’intervento conservativo non ha portato a un miglioramento sostanziale oppure la situazione è già a un livello avanzato l’unica strada è l’intervento chirurgico. Il quale consiste nella rimozione dell’ernia.
Ci possono essere diverse modalità d’intervento:
- Modalità percutanea (tecnica meno invasiva): si raggiunge il disco tramite il canale guidati da apposite attrezzature radiologiche. Questa tecnica viene applicata nei casi di ernia contenuta.
- Modalità in microdiscectomia: in questo caso si procede con la microchirurgia, la quale viene utilizzata nel caso di una rottura del disco intervertebrale il cui materiale fibroso-elastico fuoriesce dalla sua sede naturale tra i dischi, e questo versamento comprime le radici nervose della colonna.
- Inoltre, esistono anche altri tipi d’intervento come ad esempio quello endoscopico, riservato alle ernie molto laterali, cosiddette foraminali.
Tendenzialmente la prognosi in ospedale è breve, si parla di uno o due giorni dopo di che il paziente viene dimesso. Una volta a casa, si dovrà proseguire la fisioterapia la quale ha l’obiettivo di rinforzare la muscolatura che sorregge la colonna, facendo si di non gravare sul disco che deve rigenerarsi.